L’Isee è uno strumento di equità dello stato sociale che consente ai cittadini, con determinate situazioni reddituali e patrimoniali, di accedere a prestazioni sociali e servizi di pubblica utilità a condizioni agevolate. A seguito della presentazione della Dichiarazione sostitutiva unica (Dsu) l’Isee viene rilasciato dall’Inps, che provvede a calcolarlo sulla base del reddito di tutti i componenti il nucleo familiare, del 20 per cento del loro patrimonio mobiliare e immobiliare, di una scala di equivalenza che tiene conto della composizione del nucleo stesso e delle sue caratteristiche.
Questo strumento, che valuta la situazione economica del cittadino, è stato riformato solo quattro anni fa (nel 2015), ma è stato oggetto di ulteriori modifiche anche negli anni successivi. Nel 2019 ben tre provvedimenti legislativi (i cosiddetti decreti “quota 100”, “crescita” e “crisi”) sono intervenuti sulla normativa. È bene analizzare, allora, quali siano state queste modifiche.
Partiamo dal periodo di validità della Dsu. Per le Dichiarazioni presentate a partire dal 1° gennaio 2019, la Dsu stessa e il relativo Isee sono validi dalla data di presentazione fino al 31 dicembre 2019. Per le Dichiarazioni presentate a partire dal 1° agosto 2018, la Dsu stessa e il relativo Isee sono ugualmente validi sino al 31 dicembre 2019 (nel caso, però, in cui l’attestazione Isee a suo tempo rilasciata riporti la scadenza del 31 agosto 2019, il cittadino dovrà chiederne una copia aggiornata all’Inps o al Caaf cui si è rivolto in modo che nella stessa sia indicata la corretta scadenza, ossia il 31 dicembre 2019). Dal 1° gennaio 2020, sarà ovviamente tutto più chiaro in quanto la validità seguirà sempre l’anno solare, ossia dal 1° gennaio al 31 dicembre dello stesso anno.
Un’altra novità riguarda l’annualità dei redditi, dei patrimoni mobiliari e immobiliari da dichiarare. Per le Dichiarazioni presentate nel 2019, il cittadino dichiarerà i redditi percepiti nel 2017 (ossia quelli conseguiti due anni prima rispetto all’anno in corso) e dichiarerà i patrimoni mobiliari e immobiliari posseduti al 31 dicembre 2018 (ossia quelli conseguiti un anno prima rispetto all’anno in corso). Dal 1° gennaio 2020, invece, l’anno di riferimento sia dei redditi sia dei patrimoni verrà uniformato, per entrambi il cittadino dovrà dichiarare gli importi riferiti al 2018 (secondo anno precedente a quello di presentazione della Dsu).